domenica 25 ottobre 2009

SUMI : Scambio di opinioni assai arricchente

Due settimane fa una mia lettera ebbe l'onore di essere pubblicata sia su "L'Eco Del Chisone" che su "Il Monviso". Si parlava dei costi sociali e non solo delle troppe sedi universitarie Italiane.
Chi vuolesse leggerlo, può "scendere" al post precedente.

La lettera ha avuto l'onore di una risposta la settimana dopo, almeno sul monviso (leggi qui).
Niente meno che il Dott. Matteschi, direttore della Scuola Universitaria in Management di Impresa di Pinerolo. (leggi qui)

Una risposta seria da persona seria, non come quell'amministratore che anni fa, alle mie osservazioni sul suo operato, rispose solo in modo maleducato dandomi dell'ignorante (molti fatti mi diedero poi ragione). Una risposta di chi difende il proprio prodotto e il proprio lavoro, ma riconoscendo le ragioni di chi faceva un ragionamento più generale, che in parte condivide.

La sua lettera meritava una replica, per approfondire il discorso. L'ho inviata alla redazione del Monviso e ve la riporto qui. E' un piacere discutere con questa gente.

Ho letto con piacere la risposta del Dott. Matteschi alla mia lettera di quindici giorni fa, insieme all’ospitale redazione del Monviso, lo ringrazio per la pacatezza dei toni e la disponibilità a spiegare le sue ragioni. E’ raro trovare oggi nella classe dirigente italiana, persone che rispondono con pacatezza e con rispetto alle critiche più o meno dirette. Ho avuto esperienza di presuntuosi amministratori che accusano in modo pesante di ignoranza o di malafede (esperienza personale) . Sono contento che abbia capito il senso generale della mia critica al sistema universitario. E mi sento accresciuto culturalmente. Proprio per questo motivo disturbo ancora per dare un ulteriore contributo al ragionamento che auspicavo nella mia lettera.
Il dott. Matteschi ha colto bene come la mia fosse una al sistema universitario italiano e alla sua costosa frammentazione e non al concetto di sedi distaccate in se. La SUMI era portata da come esempio in un contesto generale. Egli stesso ammette le difficoltà di questi anni che ha portato la Scuola a sopravvivere a stento. La stessa elencazione delle attività darebbe inizialmente l’impressione di una istituto di supporto alle scuole superiori. So che non è così, anche se non lavoro in un azienda pinerolese.
L’integrazione con le aziende ancorché sacrosanta dovrebbe essere (e lo dice un laureato in uno degli atenei pionieri in questo) un punto forte di ogni università. Ma parlando di un territorio pinerolese che è di fatto oggi seconda cintura di Torino mi chiedo come un ateneo torinese che gestisce centralmente interscambi con atenei europei (es. Erasmus) o progetti come quelli descritti con industrie sparse per l’Italia o per il mondo , abbia bisogno (nell’era delle autostrade in asfalto e in fibra ottica) di una sede distaccata per gestire interscambi con aziende a 30-50 km. Senz’altro un ufficio distaccato è utile, ma con costi che devono essere valutati. Figuriamoci un ateneo vero e proprio.
Va anche detto che le difficoltà della SUMI , in quanto scuola e struttura fisica costosa da mantenere e non in quanto creatrice di “rapporti costanti con le aziende”, dovrebbero essere un monito doppio.Ribadisco due concetti. Innanzitutto prima di avviare una università o una accademia in un territorio ci si dovrebbe chiedere realmente se avrà le possibilità di sopravvivere (sopratutto come nell’altro esempio citato si basa su imprese industriali relativamente piccole, in crisi e facilmente delocalizzabili), e con quali costi. E questo in molti casi non è avvenuto. Secondo le sedi decentrate in Italia sono realmente tutte attive nel rapporto con aziende e territorio come la SUMI o quelle del Politecnico ? Oppure sono semplicemente poltronifici che stancamente vanno avanti per occupare personale ? Quante sono in situazioni ben più critiche e con risultati assai ben più deludenti (i sette allievi di Verres ad esempio) e neppure si mettono in discussione ? Senza buttare via bambini con l’acqua sporca e generalizzare, però un criterio per tagliare rami secchi e costosi dovrà essere trovato. L’augurio è ovvio che la SUMI sia invece un ramo florido da portare ad esempio. Ma a costi accettabili.
MAURIZIO ING. FERRERO
Piscina (TO)

lunedì 21 settembre 2009

Università sotto ogni campanile: lo spreco continua ?

(pubblicato su "L'eco del Chisone" e i"Il Monviso")

Anni 80. Frequentavo il Politecnico di Torino. All’epoca forse neppure il 30% degli studenti diplomati, si iscriveva all’università e una buona metà lasciava dopo poco tempo.

Un laureato costava alla collettività già due centinaia di milioni di vecchie lire nel 1985…

Torino era di fatto l’unica sede universitaria in Piemonte. Il Politecnico aveva solo alcuni corsi del biennio a Novara, per quei corsi (Analisi matematica, Geometria, Fisica ecc.), comuni ai vari corsi di Laurea (Elettronica, meccanica ecc) e che potevano raccogliere un numero di allievi in quella provincia, sufficienti a giustificare la spesa di tenere aperta la “filiale”. Dal terzo anno poi gli studenti di Novara, si trasferivano presso la sede di Torino.

Dopo il 1990, si è assistito ad un proliferare di sedi staccate, di facoltà decentrate presso i vari capoluoghi di provincia e non solo e sono, le facoltà i corsi di laurea.

Fatto anche positivo, perché i giovani di Alessandria o Vercelli non devono trasferirsi a vivere a Torino o Milano. Nuovi corsi di laurea sono stati creati per far fronte alle mutate esigenze e alla crescita della richiesta di accesso all’università da parte dei giovani. Ma al solito si è esagerato, dopo i capoluoghi di provincia, ecco che sedi universitarie quasi sotto ogni campanile: Pinerolo, Saluzzo, presto forse anche a None…

Si sono creati corsi di laurea molto simili tra loro in sedi diverse. Non bastava la flessibilità nella composizione del piano di studi ? . Vi sono sedi universitarie quasi in ogni dove con poche decine di studenti. Sedi la cui realizzazione e il mantenimento degli immobili grava sugli enti locali, che per populisimo e clientelismo hanno voluto queste sedi come fiori all’occhiello, in chiave elettorale. E magari per piazzare qualche amico politico come docente.

Sarà anche bello avere una università in una cittadina di 30.000 abitanti, ma hanno senso i costi che essa comporta quando la sede centrale è a 35 km ? Ha senso a None una “accademia universitaria del cioccolato” per un centro come None a 20Km da Torino con con 8000 abitanti ? Magari per avere 20 allievi , con costi per allievo di decine o centinaia di migliaia di euro all’anno ?

Ha senso che un comune spenda 4 milioni di euro, come ho letto in un caso per i locali destinati ad un università più piccola di un liceo ? Per non si sa neppure più quali corsi di laurea.

So di andare “fuori dal coro”, dal conformismo bipartizan di chi leggendomi si strapperà le vesti, dimostrando come gli sprechi delle casse pubbliche non sono mai quelle che avvengono a casa nostra, ma sempre “altrove”.

Perché costruire un’inutile università è un fiore all’occhiello per i monarchi costituzionali dei nostri comuni, mentre prevenire che montagne di fango crollino sulle città no.

Se a questo si aggiunge il fallimenti non solo per i costi, e di preparazione finale, e parlo per esperienza professionale, dei diplomati/laureati, delle lauree brevi e del “3+2”, è evidente che il quadro è preoccupante.

Purtroppo i nostri politici o ragionano per ideologia, o per assistenzialismo. Forse il ministro Gelmini, criticabile per tante cose, ha centrato un problema vero. Amici , vogliamo ragionarci sopra ?

sabato 29 agosto 2009

No al terzo mandato. No ai piccoli Chavez


Ho letto l’articolo sull’ultimo eco-mese, relativamente al terzo mandato dei sindaci nei piccoli comuni .

Nel 2006 in un paese della Campania, Ravello, Secondo Amalfitano, il più accanito sostenitore del terzo mandato dentro l’ANCI , si candidò in spregio alla legge, per una terza volta, per creare il caso. Furono i suoi cittadini a mandarlo a casa non eleggendolo.

Anche nella provincia di Torino 2004,  di fronte a questo "problema" non fu affatto difficile sostituire i sindaci al secondo mandato: molti di essi si ritirarono o si presero qualche anno di pausa e bene o male i nuovi fecero il loro mestiere o non fecero più disastri dei predecessori.

Dunque non sembrerebbe che in Italia i piccoli comuni debbano essere condannati, per mancanza di alternative a essere comandati sempre dagli stessi . Che i nostri comuni non abbiamo bisogno di piccoli Chavez (che ha semplicemente ottenuto quello che Formigoni aveva già e i nostri sindaci sognano: candidarsi una terza volta).

Non è che forse ai sindaci hanno dato troppo potere e la possibilità di scegliersi troppo facilmente vicesindaco e collaboratori e cambiarli quando vuole, di fare piazza pulita attorno a se per evitare che nascano futuri antagonisti ? Facile stroncare la dialettica nei consigli comunali (svuotati di senso), monopolizzare la vita culturale nei paesi e poi dire: “visto non c’è nessuno” ?
..

venerdì 24 luglio 2009

Onorevole Merlo, ma dove vive ?


Pubblicata su L'Eco del Chisone
Vedo con piacere che l’on. Giorgio Merlo , dopo mesi, anni in cui ci ha raccontato neanche troppo in politichese di come doveva strutturarsi il suo partito, sugli organi, sulle filosofie e altre interessanti questioni., sembra con l’ultima lettera essersi avvicinato a problemi per noi “concreti”… il lavoro.

La lettera della settimana infatti parla delle comunità montane (per le quali la penso come Beppe Grillo: non andavano abolite: si dovevano abolire i comuni che ne facevano parte). Come si pone davanti al problema un cassaintegrato, disoccupato, precario che prende se va bene di stipendio meno di un quinto o un decimo di un onorevole, che se prende il treno paga il biglietto? Forse solidarizza, perché si tratta sempre di posti di lavoro, per presidenti ed assessori.

Non me ne voglia, On. Merlo, la mia non è una critica personale, ma alla casta di cui fa parte e sopratutto al suo partito: che ormai si è perso da mesi in questioni su primarie, candidature, tesseramento ecc. ma che dei problemi della gente (dal lavoro ai servizi pubblici, come i treni, le poste, la sanità ) sembra essersene dimenticata.

Ma forse la vita reale non è contemplata nel tanto discusso statuto del PD.

venerdì 22 maggio 2009

Brunetta dipendente statale, assunto senza concorso....


Se io mi addormentassi sul lavoro sarei licenziato in tronco....
Il bello è che lui è un assenteista (leggi qui) e prende due o tre stipendi (leggi qui)

E così avrebbe fatto carriera (da you tube). Fonte L'espresso . Alla faccia della meritocrazia.

martedì 15 luglio 2008

Lettera aperta all'on. Di Pietro (e risposta)

Dopo aver assistito allo spettacolo di Piazza Navona, con l'orrIbile show di Sabrina Guzzanti ho scritto questa lettera all'Onorevole di Pietro. Ho anche ricevuto una risposta da una senatrice.

Egr. Onorevole Di Pietro (lettera aperta)

Ho assistito, grazie a SKY alla manifestazione di ieri sera organizzata dall’Italia dei valori

Sono disgustato. Condivido quanto in questi mesi ha fatto l’”Italia dei Valori” in Parlamento e la sua linea politica, ho analizzato l’ipotesi di tesserarmi. Ma dopo quanto visto e sentito ieri, ci sto ripensando e credo proprio che non lo farò.

Va benissimo quanto detto da Travaglio, Di Pietro e anche in parte Grillo, anche quando paragonava Napoletano con Pertini e Scalfaro , ma la Guzzanti e il tipo con la Barbetta da capra (non ricordo il nome) è qualcosa di fuori posto. Cosa c’entrava la filippica scema contro le forze dell’ordine di quest’ultimo ? Quando proprio queste forse dell’ordine sono sotto gli attacchi del governo, di questo governo con tagli di organico e pure alle divise ? Sentire questo tipo che non so quali titoli avesse che dice certe cose mi ha disgustato. Ma soprattutto mi sono chiesto cosa abbia aggiunto alla manifestazione. Peggio ancora quando ha attaccato il carabiniere di Genova, dimenticando che quel cazzone di Giuliani gli stava tirando addosso un estintore pieno mentre gli altri cercavano di ribaltare la Jeep.


Quanto alla Guzzanti, non so cosa c’entrasse, ha fato un discorso senza senso, dimostrazione di un personaggio che andava bene quando imitava Moana Pozzi o Valeria Marini, ma che giustamente ripugna l’80% degli italiani. Si può criticare chiunque anche il Papa, ma mandare le persone all’inferno è segno di Ignoranza.

C’è modo e modo di dire le cose. Un grazie a Furio Colombo per le sue parole che hanno riportato un po’ la manifestazione nell’alveo giusto.

Ieri Berlusconi , per molti Italiani ha solo guadagnato consensi. L’Italia di Valori deve essere il partito delle persone per bene e non il posto dove riciclare l’estrema sinistra fallita politicamente e sbandieratrice di valori basati solo sui diritti e mai sui doveri.
Altrimenti non toglierete mai un voto a Berlusconi e all'Italia di truffe raggiri e carriere basate sulle prestazioni sessuali.

MAURIZIO FERRERO
Consigliere Comunale
Piscina
(TO)

per completezza riporto una risposta ricevuta dalla Senatrice Bugnano:

Da: patrizia.bugnano@senato.it
Data: 10-lug-2008 15.05
A:
Ogg: Risposta alla Sua mail

Egr. Dott. MAURIZIO FERRERO,
rispetto il Suo giudizio sulla manifestazione di Piazza Navona, il cui intento era solo quello di coinvolgere il più possibile la società civile.
Anche io non condivido le aggressioni verbali gratuite purtuttavia vediamo il lato positivo dell'iniziativa, migliaia di persone che erano in piazza consapevoli del grave attentato alla democrazia che il governo Berlusconi e la sua maggioranza stanno portando avanti.

Quanto al fatto di aver regalato voti a Berlusconi, forse è ancora troppo presto per dirlo.

La saluto cordialmente.

Sen. Avv. Patrizia Bugnano